Esplora il significato del termine: Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó: «La politica delle quote incoraggia più persone a venire in Europa ed è contro gli interessi dell’Unione». E sulle Ong: «Vogliono influenzare le decisioni pubbliche , chi le finanzia?»Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó: «La politica delle quote incoraggia più persone a venire in Europa ed è contro gli interessi dell’Unione». E sulle Ong: «Vogliono influenzare le decisioni pubbliche , chi le finanzia?»

 

    

 

Linea dura del governo ungherese sui richiedenti asilo e sulle ong che sono sospettate di essere «agenti stranieri» e dovranno presentare un rendiconto sui finanziamenti ricevuti. Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó, 38 anni, mercoledì 8 marzoè venuto in Italia per incontrare il suo omologo Angelino Alfano e discutere, tra le altre cose, dell’emergenza migranti. Un tema che divide i due Paesi. In questa intervista al Corriere della Sera parla della questione dei rifugiati, dell’effetto Trump, del pericolo populista e della Brexit. «Noi dobbiamo proteggere i nostri confini — spiega —. L’abbiamo detto e lo ripetiamo. Gli illegali non devono entrare».

L’Ungheria, martedì scorso, ha approvato una legge che prevede la detenzione per i richiedenti asilo.Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa si è detto «molto preoccupato» mentre Alfano ha manifestato «stupore».
«Il problema vero è che ai vertici della Ue sono spesso preoccupati ma poi non muovono un dito. I richiedenti asilo arrivano, fanno domanda e poi spariscono. Non è quello che prevede la Convenzione di Dublino, per questo abbiamo deciso di non far entrare nessuno nel Paese fino a quando la sua richiesta non venga approvata. Naturalmente ognuno è libero di tornare quando vuole verso la direzione dalla quale è entrato».

 

Scappano per andare dove? 
«In Germania, in Svezia, in Austria. Noi siamo solo un punto di entrata».

Ministro voi, insieme ad Austria e Polonia, vi siete rifiutati di ricollocare i rifugiati arrivati in Grecia e in Italia. La commissione Juncker ha minacciato l’apertura di una procedura di infrazione. Nessun ripensamento? 
«Insieme con la Slovacchia abbiamo presentato un’istanza alla Corte Europea contro le quote obbligatorie che sono illegali perché violano la Convenzione di Dublino. Il ricollocamento non può certo essere deciso a maggioranza dai ministri degli Interni dei Paesi membri. Il sistema delle quote è illecito, illogico, perché i migranti lo interpretano come un invito, e impraticabile, perché i migranti ricollocati tornerebbero subito verso Germania o Svezia.»

Ma voi che soluzione proponete all’emergenza? È indubbio che i migranti arrivino no? 
«La crisi dei rifugiati non esiste. Sono solo una piccola parte, gli altri sono migranti economici. La politica che incoraggia più persone a venire in Europa è contro gli interessi dell’Unione. I migranti vanno aiutati sul posto, prima che intraprendano il viaggio. La quota è un invito a venire qui. E poi nessun leader europeo ha mai risposto a una domanda».

Quale? 
«Qual è il motivo per chiunque di violare il confine tra due nazioni in pace? Da noi arrivano migranti dalla Croazia e dalla Serbia, due Stati in cui non c’è la guerra. Mi chiedo: esiste un fondamentale diritto umano ad andare, infrangendo leggi nazionali ed internazionali, nel Paese che uno desidera?».

In Europa soffia un vento anti-Ue. Dalla Brexit ai movimenti populisti. Come può salvarsi la Ue? 
«Se l’élite europea non si libera del politicamente corretto e non comincia a dare risposte vere vincerà l’anti-establishment. La Brexit non è la ragione dei nostri problemi ma la conseguenza delle nostre azioni. Cameron dopo aver perso il referendum si è dimesso ma nella Ue nessuno ha fatto un passo indietro».

Il premier Orbán ha detto che la vittoria di Trump sarà un’occasione per l’Ungheria e per l’Europa. Perché? 
«Per due ragioni. Prima di tutto Donald Trump ha tolto l’idea di esportare la democrazia dalla politica estera Usa. Non esiste una ricetta che vale per tutti. Il sistema americano non può funzionare ovunque. E poi per la sua posizione sulla migrazione. Come noi Donald Trump dice che bisogna proteggere i confini».

I partiti populisti sono in crescita ovunque nella Ue. Ma un’Europa basata «sull’identità nazionale, culturale o etnica» non è anacronistica nell’era della globalizzazione?
«L’identità nazionale non ha nulla a che vedere con il populismo e non può essere anacronistica. Donald Trump dice “prima l’America”. A me sembra normale. Noi diciamo “prima l’Ungheria”. Per rendere l’Europa più forte servono Stati più forti. Fermiamo il trasferimento dei poteri a Bruxelles».

Trump chiede che gli Stati membri europei contribuiscano di più alla Nato. È giusto? 
«Sì dovremmo fare di più. Anche noi stiamo studiando un piano per versare più soldi all’Alleanza. È essenziale che l’organizzazione sia più efficace nella lotta al terrorismo».

Quanto è probabile una vittoria di Marin Le Pen in Francia? 
«Noi tifiamo per Fillon. L’unica risposta al crescere della destra estrema è avere un centro-destra forte che sappia rispondere alle istanze della popolazione».

Le ong lamentano di essere sotto attacco in Ungheria. Il portavoce di Orbán le ha descritte come «agenti stranieri finanziati da denaro straniero». Perché? 
«Le ong vogliono influenzare le decisioni pubbliche, arrivano in Ungheria e fanno commenti su tutto ma non sono state elette da nessuno. Quello che chiediamo è trasparenza: devono dirci chi le finanzia. Che cosa hanno da nascondere?»

Qual è la vostra posizione sulle sanzioni alla Russia? Secondo voi vanno tolte? 
«La politica delle sanzioni non ha risolto il problema del rispetto dell’accordi di Minsk e ha fatto solo danni all’economia europea. Quindi le sanzioni andrebbero abolite ma sia chiaro: noi siamo per l’integrità dell’Ucraina».

Quindi serve un’altra soluzione al problema ucraino. Quale? 
«Bisognerebbe discuterne all’interno della Ue. Ma non siamo mai riusciti a farlo».